Relazione introduttiva al seminario sul riordino dell’istruzione
tecnica
INTRODUZIONE
Le Linee guida dell’istruzione tecnica fanno parte del
riordino del secondo ciclo di istruzione, avviato dal ministro Gelmini con una
serie di documenti di lavoro. Ciascuno dei tre percorsi, liceale, tecnico e
professionale, è normato da uno specifico regolamento. Tutti e tre
discendono dalla legge n. 133/2008 ma la loro ispirazione culturale è molto
diversa.
Il Regolamento dei licei discende direttamente dalla “riforma Moratti” (legge
53/2003), ovvero da quel decreto legislativo n. 226/2005 che prefigurava ben
otto licei. Alla tipologia liceale venivano accorpati anche i percorsi
economico e tecnologico, sottratti all’istruzione tecnica che, secondo la legge
53/2003, veniva cancellata dagli ordinamenti della scuola pubblica. E’
opportuno ricordare che, secondo la stessa legge, apparteneva al secondo ciclo
di istruzione anche il sistema dell’istruzione e della formazione professionale
che, come recita l’articolo 117 della Costituzione, di cui alla legge
Costituzione n.3/2001, era stato trasferito alla competenza legislativa
esclusiva delle Regioni.
I Regolamenti degli istituti tecnici e degli istituti professionali discendono
invece dalla legge n. 40/2007 – governo Prodi-Fioroni – in cui all’articolo 13,
1 bis recita che “fanno parte del sistema dell’istruzione secondaria
superiore (…) i licei, gli istituti tecnici e gli istituti professionali (…)
tutti finalizzati al conseguimento di un diploma di istruzione secondaria
superiore (…). Gli istituti tecnici e gli istituti professionali sono
riordinati e potenziati come istituti tecnici e professionali, appartenenti al
sistema dell’ istruzione secondaria superiore, finalizzati istituzionalmente al
conseguimento del diploma”.
Si tratta, dunque, di due matrici diverse: la prima, genericamente
culturale e propedeutica agli studi universitari, la seconda, piùmirata
al mondo del lavoro, quella tecnica e professionale: due matrici che
disattendono quella unitarietà di un’istruzione secondaria
che di cui si parla da tempo. Un’unitarietà che è presente anche nelle
indicazioni che vengono dall’Unione Europea che propone per tutti i ragazzi in
uscita dalla scuola dell’obbligo l’acquisizione di competenze chiave per
l’apprendimentopermanente (raccomandazione del Parlamento europeo del
18/12/2006), sia culturali sia di cittadinanza.
Con il presente riordino l’unitarietà viene disattesa a causa di tre eventi
significativi:
a) il fatto che l’obbligo di istruzione si
assolva anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale regionale (
vedi l’articolo 64 della legge n. 133/2008), per cui, di fatto, la scelta di
vita del discente viene riportata ai 14 anni di età;
b) il fatto che il Parlamento abbia varato un
dispositivo per cui un giovane di 15 anni può accedere all’apprendistato;
c) il fatto che, conseguentemente, nei
dispositivi relativi al riordino del secondo ciclo, l’obbligo di istruzione a
16 anni resti sullo sfondo e non diventi un obiettivo prioritario
dell’intero sistema scolastico.
d) Dopo questa premessa, passiamo ad esaminare
i documenti della Riordino dell’istruzione tecnica: Regolamento,Tabelle
di confluenza, Profilo di uscita culturale, educativo e
professionale, Quadri orario, Risultati di
apprendimento,Indicazioni nazionali, Linee guida, Glossario.
e)
f) Regolamento
g) Nel Regolamento
dell’istruzione tecnica, DPR n. 88/2010, viene individuata e definita l’
identità e l’articolazione del percorso, per il quale è stata adottata la
scelta quinquennale costituita da due bienni più un quinto anno che si conclude
con l’esame di Stato e il conseguente titolo di studio. Si ritorna
all’impostazione della legge n. 53/2003 in cui si prevede che “l’attività
didattica si sviluppa in due periodi biennali e in un quinto anno che
prioritariamente completa il percorso disciplinare e prevede altresì
l’approfondimento delle conoscenze e delle abilità caratterizzanti il profilo
educativo, culturale e professionale del corso di studi”.
h)
i) Tabelle
di confluenza
j) Nelle tabelle di
confluenza si evidenzia la corrispondenza del nuovo titolo di studio con il
precedente, con la differenza tra l’ ordinamento previgente e il nuovo.
Profilo di uscita
Il Profilo
di uscita culturale, educativo e professionale caratterizza la
tipologia dello studente al termine degli studi. Il profilo,
introdotto dalla legge 53/2003, si ispira all’idea di competenza ma
quello dello studente dei licei è molto diverso rispetto a quello degli
studenti degli istituti tecnici e dei professionali: nel primo si enfatizza la
conoscenza disinteressata, nel secondo la conoscenza centrata sulle discipline
scientifiche e sulle innovazioni tecnologiche, nel terzo la conoscenza per
l’uso e il fine pratico.
Quadro orario
Il Quadro
orario ha una valenza annuale e non settimanale; sono consentiti,
pertanto, ampi spazi di flessibilità e ciò permette di
“adattare” i percorsi alle esigenze delle singole istituzioni scolastiche in
ragione della loro autonomia organizzativa, didattica, di ricerca,
sperimentazione e sviluppo (DPR n. 275/1999).
Risultati di apprendimento
I Risultati
di apprendimento sono quelli che gli studenti devono raggiungere al termine dei
singoli percorsi, risultati finali relativi agli insegnamenti comuni. Secondo
il modello europeo essi dovrebbero essere descritti con l’indicazione delle
singole competenze di uscita e la descrizione delle conoscenze e
delle abilità che lo studente è tenuto a raggiungere.
In realtà nel documento si dice solo che i risultati descritti sono “specificati
in termini di competenze”.
Indicazioni nazionali
Le Indicazioni
nazionali obbediscono a diverse istanze concettuali, a seconda che
riguardino i licei oppure gli istituti tecnici e professionali. In quelle
relative ai licei si rileva una confusione semantica tra competenze e obiettivi
specifici di apprendimento, in quelle relative ai tecnici, invece, vengono
indicate ad una ad una le singole competenze, a ciascuna delle quali sono
riferite le conoscenze e le abilità che ne consentono il raggiungimento e che
devono essere conseguite dallo studente. Si tratta di differenze che testimoniano
la diversità delle matrici che hanno prodotto i documenti del riordino. Le Indicazioni per
gli istituti tecnici e professionali riguardano i percorsi dei singoli
indirizzi.
Linee guida
Le Linee
guida, presenti in tutti e tre i percorsi, seguono anch’esse logiche diverse;
mentre per gli istituti tecnici e professionali indicano il dettaglio dei
percorsi del primo biennio di studi, e da quest’anno per il secondo biennio e
il quinto anno, per i licei il termine si riferisce unicamente alle modalità di
insegnamento in lingua straniera di una disciplina non linguistica, secondo i
criteri del Clil,Content and Language Integrated Learning.
Glossario
Nel Glossario sono esplicitati i termini essenziali così come
sono codificati in ambito nazionale e in quello dell’Unione Europea.
Caratteristiche
delle Linee guida degli istituti tecnici
Nelle Linee guida si legge che “gli istituti tecnici si
propongono di far acquisire agli studenti una solida base culturale di
carattere scientifico e tecnologico in linea con le indicazioni dell’Unione
europea, costruita attraverso lo studio, l’approfondimento e l’applicazione di
linguaggi e metodologie di carattere generale e specifico, correlati a settori
fondamentali per lo sviluppo economico e produttivo del Paese” (articolo 2,
comma 1 del DPR n.88/2010). Viene ricordato il documento “Persona,
tecnologie e professionalità: gli istituti tecnici e gli istituti professionali
come scuole dell’innovazione”., noto come Documento De Toni,
dal nome del presidente della commissione ministeriale che lo ha redatto e
pubblicato nel marzo 2008. Nel documento vengono richiamate le raccomandazioni
dell’Unione Europea in materia di istruzione alle quali è necessario che si
adeguino i sistemi scolastici dei Paesi membri, e viene sottolineata
l’importanza di un’istruzione tecnica di qualità.
Vi si legge che gli istituti tecnici hanno durata
quinquennale e offrono ai giovani
conoscenze teoriche e applicative spendibili in ampi contesti di studio,
professionali e di lavoro. Vengono sottolineate una serie di opportunità:
lo sviluppo della didattica laboratoriale, il collegamento con il mondo
del lavoro, il raccordo con il sistema dell’istruzione e della formazione
professionale regionale nell’ambito di mirati Poli tecnico-
professionali: ciò in ordine all’istituzione dell’istruzione tecnica superiore,
di cui al DPCM del 25 gennaio 2008.
Viene anche indicato un nucleo di competenze imprescindibiliche i
giovani devono acquisire, tra cui: interpretare il rapporto tra scienza
e tecnologia; comprendere la natura dello sviluppo socio-economico,
scientifico, tecnologico e organizzativo; acquisire comportamenti
affidabili, responsabili e proattivi, tutto nel segno dell’high-tech.
( Mentre l’istruzione professionale viene associata alla dimensione dell’high
touch)!
L’approccio
alle discipline: i risultati di apprendimento
Sulla scorta del documento De Toni, sono state presentate le schede di
lavoro prodotte da un apposito Gruppo tecnico nazionale operante presso il
MIUR. Le schede sono articolate per settori, quelloeconomico e
quello tecnologico, e sono strutturate in quattro sezioni per
ciascuna disciplina prevista, per il primo biennio, per il secondo biennio, per
il quinto anno, dai quadri orario di cui agli allegati B e C del
Regolamento.
- Prima sezione: risultati di apprendimento
attesi a conclusione del quinquennio, descritti in termini di competenze.
Per ogni
disciplina vengono indicati quattro o cinque risultati di
apprendimento espressi con
verbi, quali utilizzare, produrre, riconoscere, analizzare, stabilire
collegamenti, orientarsi ed altri, propri della programmazione per obiettivi.
Ma non è del tutto chiaro se tali risultati siano veramente competenze, per due
motivi: a) una competenza in uscita pre-professionalizzante non può essere
“schiacciata” su una singola disciplina, in quanto ha caratteristiche
interdisciplinari; b) sarebbe stato opportuno presentare ciascuna competenza
distinta dalle altre, per una lettura più agevole da parte dei docenti.
- Seconda e terza sezione: articolazione dei risultati
di apprendimento per il primo biennio descritti rispettivamente in termini di
conoscenze ad abilità.
- Quarta sezione: note metodologiche.
Settore economico e settore tecnologico
Per quanto riguarda il settore economico, il documento sottolinea i
profondi cambiamenti che si manifestano nel campo degli studi aziendali e che
riguardano il passaggio da una logica fondata su settori (aziende
e imprese) a un’articolazione per funzioni(aree di attività). In
tal modo “le discipline relative ai contenuti tecnici del settore sono
presenti nel curricolo, anche con funzione orientativa, fin dai primi due anni
in cui si completa l’obbligo di istruzione”. A questo proposito, “le
indicazioni dell’Unione europea sulle competenze chiave per l’imprenditorialità
costituiscono un preciso riferimento per entrambi gli indirizzi che
caratterizzano il settore” Indirizzi del settore economico: B1,
Amministrazione, Finanza e Marketing; B2, Turismo.
Per quanto riguarda il settore tecnologico, il documento prende
atto delle notevoli trasformazioni che si sono verificate negli ultimi anni e
che richiedono apprendimenti efficaci e duraturi, basati su metodologie di
studio fortemente operative, indispensabili per affrontare i continui
approfondimenti specialistici e le costanti innovazioni. Viene sottolineata
l’importanza di competenze manageriali, necessarie per la gestione di progetti
che implicano la conoscenza e l’applicazione di normative nazionali e
comunitarie sempre nuove. Anche nel secondo settore le discipline di indirizzo
sono presenti nel percorso fin dal primo biennio in funzione orientativa e
concorrono a fare acquisire agli studenti le competenze relative
all’adempimento dell’obbligo di istruzione.
Indirizzi del settore
tecnologico:
A1, Meccanica, Meccatronica ed Energia;
A2, Trasporti e logistica; A3 Elettronica ed Elettrotecnica; A4, Informatica e
Telecomunicazioni; A5, Grafica e Comunicazione; A6, Chimica, Materiali e
Biotecnologie; A7, Sistema Moda; A8, Agraria, Agroalimentare e Agroindustria;
A9, Costruzioni, Ambiente e Territorio.
La scansione
disciplinare dei due bienni
Per quanto riguarda la conclusione di ciascuno dei due
percorsi quinquennali, economico e tecnologico, viene indicato per ciascuna
disciplina ciò che lo studente deve essere in grado di fare:
“nel primo
biennio il docente di ciascuna disciplina definisce, nell’ambito della
programmazione collegiale del Consiglio di classe, il percorso dello studente
per il conseguimento dei risultati di apprendimento sopra descritti (relativi
al quinquennio) in termini di competenze, con riferimento
alle conoscenze e alle abilità di seguito indicate”. A ciò segue un
doppio elenco di conoscenze e di abilità.
Per quanto riguarda le discipline fondamentali, Lingua e Letteratura italiana,
Lingua inglese, Storia, Matematica, Diritto ed economia, Scienze
integrate (Scienze della terra e biologia, fisica, chimica) non si
rilevano differenze nelle relative descrizioni.
Nel settore economico figurano Geografia, Informatica, Seconda lingua
comunitaria, Economia aziendale.
Nel settore tecnologico figurano Tecnologie e tecniche di rappresentazione
grafica, Tecnologie informatiche, Scienze e tecnologie applicate.
In nessuno dei due percorsi figura la disciplina Cittadinanza e Costituzione.
L’assenza è inspiegabile, considerato che al termine del biennio obbligatorio
devono essere certificate le otto competenze chiave per
l’apprendimento permanente e per l’esercizio della cittadinanza
attiva raggiunte dagli studenti.
Contenuti
disciplinari e competenze
I contenuti disciplinari che vengono indicati sono di ottimo livello e
rappresentano quanto di meglio la ricerca in materia di sviluppo economico e
tecnologico ha raggiunto negli ultimi anni.
La declinazione delle competenze
La prima difficoltà riguarda l’indicazione, definizione e la declinazione
delle competenze le quali non è chiaro se sono risultati di apprendimento o
sono vere competenze. Queste, come si è detto, sono ‘schiacciate’ su
contenuti disciplinari e non fanno cogliere la necessità di una progettazione
pluridisciplinare, visti i continui richiami alla didattica laboratoriale.
Le ‘nuove’ scienze integrate
Una seconda questione riguarda le scienze integrate. Da un lato
costituiscono l’innovazione più significativa per i percorsi in cui tali
insegnamenti sono caratterizzanti, dall’altro però mancano indicazioni
operative per cui presentano di già delle difficoltà per la composizione delle
cattedre e le relative classi di concorso.
L’obbligo di istruzione
Una terza questione riguarda l’obbligo di istruzione, per il quale manca
l’indicazione operativa della sua attuazione. I quattro assi, dei linguaggi, matematico, scientifico-tecnologico e storico-sociale,
di cui al D.M. 139/2007, sono quasi ignorati.
Non
è chiaro quale rapporto intercorra tra le 16 competenze
culturali di fine obbligo ordinate lungo i quattro assi e le numerose
competenze disciplinari delle Linee guida. Non è un
nodo che possa essere sciolto solo dai docenti e dalle istituzioni scolastiche.
La didattica
per competenze
In ogni caso, l’introduzione della didattica per competenzenell’istruzione
tecnica è una novità assoluta.
Collegando il tema delle competenze alla riforma della scuola secondaria
italiana, Pellerey sostiene che se si vuole insegnare per sviluppare
competenze, occorre tenere presenti alcuni principi:
a. una competenza si sviluppa sempre in
un contesto in cui il soggetto si senta responsabilmente coinvolto;
b. le conoscenze fondamentali implicite in una
data competenza siano acquisite in maniera significativa;
c. gli insegnanti tutti costruiscano un
ambiente di studio in cui studenti e docenti collaborino in piena condivisione
degli obiettivi da perseguire;
d. si dia vita a una metodologia di
insegnamento e apprendimento di tipo laboratoriale, per la quale
sarà coinvolgente e proficua una didattica per progetti;
e. sia perseguita l’integrazione tra
gli insegnamenti dell’area generale e quelli dell’area specifica di
ciascun indirizzo; a tal fine si ravvisa necessaria la costituzione di quei dipartimentiprevisti
dal regolamento, quali articolazioni funzionali del collegio dei docenti.
Per quanto
riguarda la valutazione delle competenze, lo stesso Pellerey
sostiene che “le fonti informative, sulla base delle quali esprimere un
giudizio di competenza, possono essere classificate secondo tre
grandi ambiti specifici: quello relativo ai risultatiottenuti nello
svolgimento di un compito; quello relativo a come lo
studente è giunto a conseguire tali risultati; quello
relativo allapercezione che lo studente ha del suo
lavoro”. (vedi il corso di formazione sulla valutazione, ndr).
Su questo versante, nella scuola italiana e siciliana in particolare c’è molto
da fare non solo nell’ottica della normale formazione dei docenti ma per una
vera e propria rivoluzione didattica e pedagogicache richiami da
vicino anche i canoni della metodologia della ricerca-azione. In effetti non ha
più senso il ricorso alla pratica della prova finale, per la verifica e la
valutazione, a cui la nostra scuola è abituata, quanto invece una pratica di
osservazione continua sulla base di criteri dati e condivisi anche dagli studenti
(i primi strumenti a cui va il nostro pensiero sono ovviamente le observation-grid e
leself-assessment checklist come strumenti della pratica chiamata
in lingua inglese gathering evidence). “In generale, la
raccolta sistematica delle informazioni e la loro lettura e interpretazione
permette di inferire se lo studente abbia raggiunto un certo livello di
competenza in un ambito di attività specifico. Per facilitare un
giudizio finale comprensivo spesso vengono predisposti quadri di riferimento
che descrivono le manifestazioni di competenza secondo alcuni livelli di
qualità o perfezione, dalla più elevata a una accettabile, a una incerta
o parziale”[Valutazione delle competenze].
Dai programmi alle Indicazioni
Passare
dalla scuola dei Programmi ministeriali a quella delle Indicazioni nazionali
non è cosa facile, poiché i programmi, pur con tutti i limiti,
offrivano delle certezze di contenuti. La scuola delle Indicazioni nazionali
non è ancora in grado di offrire Linee guida chiare sotto il
profilo concettuale e praticabili sotto quello operativo. La strada
della scuola dell’autonomia che progetta curricoli sulla base di norme
generali per fare acquisire chiare competenze agli alunni è
all’inizio.
Il nostro auspicio è quello che le istituzioni scolastiche siciliane non siano
lasciate sole, atteso che il riordino dell’istruzione tecnica, in Sicilia, con
i nuovi contenuti, con i nuovi indirizzi, con la creazione di fondazioni
di istruzione tecnica superiore, può risultare momento di aggregazione per
la qualificazione dei profili professionalizzanti in uscita in risposta alle
esigenze delle imprese del territorio, ai nuovi bisogni produttivi,
all’occupazione giovanile di alto livello.
Per quanto concerne l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “G. Galilei”
di Canicattì, come le restanti istituzioni scolastiche della stessa tipologia,
si trova nel pieno della sperimentazione del primo biennio ed ha già costituito
i dipartimenti per assi disciplinari, ha avviato il dibattito sulla
progettazione per competenze, ha già convertito i vecchi indirizzi “Igea” e
“Geometra” in AFM (Amministrazione, Finanza e Marketing) e CAT (Costruzioni,
Ambiente e Territorio).
Ha, altresì, preso atto della direttiva ministeriale n. 4 che fornisce le
Linee guida per il secondo biennio e il quinto anno ed ha avviato un programma
di formazione del personale docente che va dalla progettazione alla valutazione
per competenze, alla certificazione così come previsto dalle Linee
guida.
Ma, da una attenta analisi di contesto, anche alla luce del recente decreto
Assessoriale di razionalizzazione e dimensionamento della rete scolastica in
Sicilia, che accorpa alla nostra istituzione scolastica l’ITC di Naro, sono
state rilevate esigenze chiaramente espresse del territorio che non possono non
essere accolte in un ulteriore ampliamento dell’offerta formativa e nella
costruzione del relativo curricolo, utilizzando appieno le opportunità che
vengono offerte dalle Linee guida, seguendo due direttrici:
a) l’introduzione di due nuovi indirizzi e
un’opzione, uno per il settore economico, ‘Turismo’ l’altro per quello
tecnologico, ‘Agraria, Agroalimentare e Agroindustriale’, mentre dell’indirizzo
Meccanica, Meccatronica ed Energia, scegliere l’opzione ‘Energia’;
b) l’istituzione di un Istituto Tecnico
Superiore, nei termini previsti dalle Linee guida.
Questo per dare risposta ai bisogni rilevati nel territorio. Da una lettura più
approfondita del contesto emergono nuove necessità che sono in fase di
elaborazione e che certamente porteranno ad un ulteriore arricchimento
dell’offerta formativa nella direzione di uno sviluppo del quale la nostra
istituzione scolastica vuole essere il battistrada.
La città di Naro con l’accorpamento del suo ITC al nostro diventa la seconda
città dell’istituzione scolastica; pertanto, creare un asse con quella
comunità, con le sue istituzioni pubbliche e private, diventa essenziale per la
formazione di profili professionali spendibili ora e subito nel territorio.
Naro è un centro storico di rilevante valore, dove è presente un barocco ancora
più antico di quello di Noto, ricco di bellezze paesaggistiche, non lontano dal
mare, vocato naturalmente al turismo.
Canicattì è un centro agricolo, commerciale e alimentare di notevole importanza
che aspetta da decenni di fare il salto di qualità nella direzione
agroindustriale, ottimizzando le risorse energetiche costituite da tre dighe,
da una presenza in crescendo del fotovoltaico e dell’energia eolica.
Il suo comprensorio presenta una buona presenza di attività artigianali, di
terziario legato ai servizi bancari, fiscali, imprenditoriali.
Il territorio necessita di profili professionali più qualificati, seppure non
laureati, un territorio che ambisce nuovamente a recuperare la dimensione della
comunità, una comunità che non vive più di chimere, che vuole tornare a
crescere riscoprendo i valori della solidarietà, della convivenza civile, della
coesione sociale, della crescita comune e della condivisione con una visione
“glocal”, progettazione locale che guarda al globale. Una comunità che ha
capito che non può più continuare a produrre materie prime, in agricoltura come
negli altri comparti, come un paese del terzo mondo, ma che vuole “chiudere” la
filiera confezionando e commercializzando il prodotto finito, anche a km zero.
Una comunità che, pur essendo cosciente dei vantaggi derivanti dall’essere
dichiarata zona franca, è altrettanto consapevole di non potere competere sul
piano dei costi delle materie prime con i paesi che si affacciano sulla costa
meridionale del Mediterraneo né con i restanti paesi in via di sviluppo. Una
comunità che si chiede perché le multinazionali agroalimentari ed
agroindustriali devono essere in Svizzera, in Francia o Germania, tanto per
parlare di Europa. Una comunità che si chiede perché una Regione che si trova
tra il 37° e il 38° parallelo ha ancora pochi impianti fotovoltaici per la
produzione di energia, rispetto alla Germania che si sviluppa oltre il 47°
parallelo?
Per tutti questi motivi, diventa irrinunciabile l’implementazione di
un’istruzione tecnica superiore che fornisca una adeguata risposta alle
esigenze del territorio in termini di un’ulteriore qualificazione dei profili
professionali e nel contempo gli consenta di fare un salto di qualità in tutti
i settori produttivi.
Tra l’altro, i cinque Istituti Tecnici Superiori presenti nella Sicilia sono
tutti distribuiti nella fascia orientale di essa, uno in provincia di Enna. Le
province di Agrigento, Caltanissetta, Trapani e Palermo ne sono completamente
sfornite. Non si può parlare della Sicilia come se si trattasse del Molise o
ancora della Puglia: la Sicilia è una grande Regione, grande per estensione
territoriale, per il numero degli abitanti che la abitano, per la sua Storia
ricca, varia e, per certi versi, diversa tra quella orientale e quella
occidentale. Pertanto, bisogna soddisfare le necessità dell’una e dell’altra
parte.
La
nostra proposta, che tiene conto delle richieste che provengono dal territorio,
è stata elaborata dagli organi collegiali della nostra Istituzione scolastica e
va nella direzione della individuazione di un ITS che qualifichi profili
professionali post- diploma nell’area tecnologica “efficienza energetica” –
“sistema agroindustriale”, poiché su queste direttrici procede il nostro
sviluppo.
Un ITS che sia punto di riferimento, in questa area tecnologica, non solo per
le province di Agrigento e Caltanissetta ma per tutta la Sicilia
centro-occidentale.
Per cogliere questo obiettivo chiediamo la collaborazione
di tutti i soggetti interessati: del comune, della Provincia, delle imprese,
delle associazioni, dei sindacati e, ovviamente, della Giunta di Governo
regionale. In particolare, la disponibilità e la benevolenza dell’assessore
regionale alla Pubblica Istruzione.
Prof. Vincenzo Fontana
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