martedì 29 dicembre 2015

VINCENZO FONTANA, Linee guida dell’istruzione tecnica

Relazione introduttiva al seminario sul riordino dell’istruzione tecnica
12 marzo 2012 
ITCG “G. Galileo”
Canicattì (Ag)






INTRODUZIONE



Le Linee guida dell’istruzione tecnica fanno parte del riordino del secondo ciclo di istruzione, avviato dal ministro Gelmini con una serie di documenti di lavoro. Ciascuno dei tre percorsi, liceale, tecnico e professionale, è normato da uno specifico regolamento. Tutti e tre discendono dalla legge n. 133/2008 ma la loro ispirazione culturale è molto diversa.
   Il Regolamento dei licei discende direttamente dalla “riforma Moratti” (legge 53/2003), ovvero da quel decreto legislativo n. 226/2005 che prefigurava ben otto licei. Alla tipologia liceale venivano accorpati anche i percorsi economico e tecnologico, sottratti all’istruzione tecnica che, secondo la legge 53/2003, veniva cancellata dagli ordinamenti della scuola pubblica. E’ opportuno ricordare che, secondo la stessa legge, apparteneva al secondo ciclo di istruzione anche il sistema dell’istruzione e della formazione professionale che, come recita l’articolo 117 della Costituzione, di cui alla legge Costituzione n.3/2001, era stato trasferito alla competenza legislativa esclusiva delle Regioni.
   I Regolamenti degli istituti tecnici e degli istituti professionali discendono invece dalla legge n. 40/2007 – governo Prodi-Fioroni – in cui all’articolo 13, 1 bis recita che “fanno parte del sistema dell’istruzione secondaria superiore (…) i licei, gli istituti tecnici e gli istituti professionali (…) tutti finalizzati al conseguimento di un diploma di istruzione secondaria superiore (…). Gli istituti tecnici e gli istituti professionali sono riordinati e potenziati come istituti tecnici e professionali, appartenenti al sistema dell’ istruzione secondaria superiore, finalizzati istituzionalmente al conseguimento del diploma”.
   Si tratta, dunque, di due matrici diverse: la prima, genericamente culturale e propedeutica agli studi universitari, la seconda, piùmirata al mondo del lavoro, quella tecnica e professionale: due matrici che disattendono quella  unitarietà di un’istruzione secondaria che di cui si parla da tempo. Un’unitarietà che è presente anche nelle indicazioni che vengono dall’Unione Europea che propone per tutti i ragazzi in uscita dalla scuola dell’obbligo l’acquisizione di competenze chiave per l’apprendimentopermanente (raccomandazione del Parlamento europeo del 18/12/2006), sia culturali sia di cittadinanza.
    Con il presente riordino l’unitarietà viene disattesa a causa di tre eventi significativi:
a)     il fatto che l’obbligo di istruzione si assolva anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale regionale ( vedi l’articolo 64 della legge n. 133/2008), per cui, di fatto, la scelta di vita del discente viene riportata ai 14 anni di età;
b)     il fatto che il Parlamento abbia varato un dispositivo per cui un giovane di 15 anni può accedere all’apprendistato;
c)     il fatto che, conseguentemente, nei dispositivi relativi al riordino del secondo ciclo, l’obbligo di istruzione a 16 anni resti sullo sfondo e non diventi un obiettivo prioritario dell’intero sistema scolastico.     
d)     Dopo questa premessa, passiamo ad esaminare i documenti della Riordino dell’istruzione tecnicaRegolamento,Tabelle di confluenzaProfilo di uscita culturale, educativo e professionaleQuadri orarioRisultati di apprendimento,Indicazioni nazionaliLinee guidaGlossario.
e)      
f)      Regolamento
g)        Nel Regolamento dell’istruzione tecnica, DPR n. 88/2010, viene individuata e definita l’ identità e l’articolazione del percorso, per il quale è stata adottata la scelta quinquennale costituita da due bienni più un quinto anno che si conclude con l’esame di Stato e il conseguente titolo di studio. Si ritorna all’impostazione della legge n. 53/2003 in cui si prevede che “l’attività didattica si sviluppa in due periodi biennali e in un quinto anno che prioritariamente completa il percorso disciplinare e prevede altresì l’approfondimento delle conoscenze e delle abilità caratterizzanti il profilo educativo, culturale e professionale del corso di studi”.
h)      
i)         Tabelle di confluenza
j)         Nelle tabelle di confluenza si evidenzia la corrispondenza del nuovo titolo di studio con il precedente, con la differenza tra l’ ordinamento previgente e il nuovo.

Profilo di uscita

Il Profilo di uscita culturale, educativo e professionale  caratterizza la tipologia dello studente al termine degli studi. Il profilo, introdotto dalla legge 53/2003, si ispira all’idea di competenza ma quello dello studente dei licei è molto diverso rispetto a quello degli studenti degli istituti tecnici e dei professionali: nel primo si enfatizza la conoscenza disinteressata, nel secondo la conoscenza centrata sulle discipline scientifiche e sulle innovazioni tecnologiche, nel terzo la conoscenza per l’uso e il fine pratico.

Quadro orario

Il Quadro orario ha una valenza annuale e non settimanale; sono consentiti, pertanto, ampi spazi di flessibilità e ciò permette di “adattare” i percorsi alle esigenze delle singole istituzioni scolastiche in ragione della loro autonomia organizzativa, didattica, di ricerca, sperimentazione e sviluppo (DPR n. 275/1999).

Risultati di apprendimento

I Risultati di apprendimento sono quelli che gli studenti devono raggiungere al termine dei singoli percorsi, risultati finali relativi agli insegnamenti comuni. Secondo il modello europeo essi dovrebbero essere descritti con l’indicazione delle singole competenze di uscita e la descrizione delle conoscenze e delle abilità che lo studente è tenuto a raggiungere. In realtà nel documento si dice solo che i risultati descritti sono “specificati in termini di competenze”.

Indicazioni nazionali

Le Indicazioni nazionali obbediscono a diverse istanze concettuali, a seconda che riguardino i licei oppure gli istituti tecnici e professionali. In quelle relative ai licei si rileva una confusione semantica tra competenze e obiettivi specifici di apprendimento, in quelle relative ai tecnici, invece, vengono indicate ad una ad una le singole competenze, a ciascuna delle quali sono riferite le conoscenze e le abilità che ne consentono il raggiungimento e che devono essere conseguite dallo studente. Si tratta di differenze che testimoniano la diversità delle matrici che hanno prodotto i documenti del riordino. Le Indicazioni per gli istituti tecnici e professionali riguardano i percorsi dei singoli indirizzi.


Linee guida

Le Linee guida, presenti in tutti e tre i percorsi, seguono anch’esse logiche diverse; mentre per gli istituti tecnici e professionali indicano il dettaglio dei percorsi del primo biennio di studi, e da quest’anno per il secondo biennio e il quinto anno, per i licei il termine si riferisce unicamente alle modalità di insegnamento in lingua straniera di una disciplina non linguistica, secondo i criteri del Clil,Content and Language Integrated Learning.

Glossario

   Nel Glossario sono esplicitati i termini essenziali così come sono codificati in ambito nazionale e in quello dell’Unione Europea.

Caratteristiche delle Linee guida degli istituti tecnici

   Nelle Linee guida si legge che “gli istituti tecnici si propongono di far acquisire agli studenti una solida base culturale di carattere scientifico e tecnologico in linea con le indicazioni dell’Unione europea, costruita attraverso lo studio, l’approfondimento e l’applicazione di linguaggi e metodologie di carattere generale e specifico, correlati a settori fondamentali per lo sviluppo economico e produttivo del Paese” (articolo 2, comma 1 del DPR n.88/2010). Viene ricordato il documento “Persona, tecnologie e professionalità: gli istituti tecnici e gli istituti professionali come scuole dell’innovazione”., noto come Documento De Toni, dal nome del presidente della commissione ministeriale che lo ha redatto e pubblicato nel marzo 2008. Nel documento vengono richiamate le raccomandazioni dell’Unione Europea in materia di istruzione alle quali è necessario che si adeguino i sistemi scolastici dei Paesi membri, e viene sottolineata l’importanza di un’istruzione tecnica di qualità.
   Vi si legge che gli istituti tecnici hanno durata       quinquennale e offrono ai giovani conoscenze teoriche e applicative spendibili in ampi contesti di studio, professionali e di lavoro. Vengono sottolineate una serie  di opportunità: lo sviluppo della didattica laboratoriale, il collegamento con il mondo del lavoro, il raccordo con il sistema dell’istruzione e della formazione professionale regionale nell’ambito di mirati Poli tecnico- professionali: ciò in ordine all’istituzione dell’istruzione tecnica superiore, di cui al DPCM del 25 gennaio 2008.
   Viene anche indicato un nucleo di competenze imprescindibiliche i giovani devono acquisire, tra cui: interpretare il rapporto tra scienza e tecnologiacomprendere la natura dello sviluppo socio-economico, scientifico, tecnologico e organizzativoacquisire comportamenti affidabili, responsabili e proattivi, tutto nel segno dell’high-tech. ( Mentre l’istruzione professionale viene associata alla dimensione dell’high touch)!

L’approccio alle discipline: i risultati di apprendimento

   Sulla scorta del documento De Toni, sono state presentate le schede di lavoro prodotte da un apposito Gruppo tecnico nazionale operante presso il MIUR. Le schede sono articolate per settori, quelloeconomico e quello tecnologico, e sono strutturate in quattro sezioni per ciascuna disciplina prevista, per il primo biennio, per il secondo biennio, per il quinto anno, dai quadri orario di cui agli allegati  B e C del Regolamento.

Prima sezionerisultati di apprendimento attesi a conclusione del  quinquennio, descritti in termini di competenze.

Per ogni disciplina vengono indicati quattro o cinque risultati di apprendimento         espressi con verbi, quali utilizzare, produrre, riconoscere, analizzare, stabilire collegamenti, orientarsi ed altri, propri della programmazione per obiettivi. Ma non è del tutto chiaro se tali risultati siano veramente competenze, per due motivi: a) una competenza in uscita pre-professionalizzante non può essere “schiacciata” su una singola disciplina, in quanto ha caratteristiche interdisciplinari; b) sarebbe stato opportuno presentare ciascuna competenza distinta dalle altre, per una lettura più agevole da parte dei docenti.

Seconda e terza sezione: articolazione dei risultati di apprendimento per il primo biennio descritti rispettivamente in termini di conoscenze ad abilità.



Quarta sezione: note metodologiche.




Settore economico e settore tecnologico

   Per quanto riguarda il settore economico, il documento sottolinea i profondi cambiamenti che si manifestano nel campo degli studi aziendali e che riguardano il passaggio da una logica fondata su settori (aziende e imprese) a un’articolazione per funzioni(aree di attività). In tal modo “le discipline relative ai contenuti tecnici del settore sono presenti nel curricolo, anche con funzione orientativa, fin dai primi due anni in cui si completa l’obbligo di istruzione”. A questo proposito, “le indicazioni dell’Unione europea sulle competenze chiave per l’imprenditorialità costituiscono un preciso riferimento per entrambi gli indirizzi che caratterizzano il settore” Indirizzi del settore economico: B1, Amministrazione, Finanza e Marketing; B2, Turismo.
   Per quanto riguarda il settore tecnologico, il documento prende atto delle notevoli trasformazioni che si sono verificate negli ultimi anni e che richiedono apprendimenti efficaci e duraturi, basati su metodologie di studio fortemente operative, indispensabili per affrontare i continui approfondimenti specialistici e le costanti innovazioni. Viene sottolineata l’importanza di competenze manageriali, necessarie per la gestione di progetti che implicano la conoscenza e l’applicazione di normative nazionali e comunitarie sempre nuove. Anche nel secondo settore le discipline di indirizzo sono presenti nel percorso fin dal primo biennio in funzione orientativa e concorrono a fare acquisire agli studenti le competenze relative all’adempimento dell’obbligo di istruzione.
Indirizzi del settore tecnologico:
A1, Meccanica, Meccatronica ed Energia; A2, Trasporti e logistica; A3 Elettronica ed Elettrotecnica; A4, Informatica e Telecomunicazioni; A5, Grafica e Comunicazione; A6, Chimica, Materiali e Biotecnologie; A7, Sistema Moda; A8, Agraria, Agroalimentare e Agroindustria; A9, Costruzioni, Ambiente e Territorio.

La scansione disciplinare dei due bienni

   Per quanto riguarda la conclusione di ciascuno dei due percorsi quinquennali, economico e tecnologico, viene indicato per ciascuna disciplina ciò che lo studente deve   essere in grado di fare:
nel primo biennio il docente di ciascuna disciplina definisce, nell’ambito della programmazione collegiale del Consiglio di classe, il percorso dello studente per il conseguimento dei risultati di apprendimento sopra descritti (relativi al quinquennio) in termini di competenze, con  riferimento  alle conoscenze e alle abilità di seguito indicate”. A ciò segue un doppio elenco di conoscenze e di abilità.
   Per quanto riguarda le discipline fondamentali, Lingua e Letteratura italiana, Lingua inglese, Storia, Matematica, Diritto ed economia, Scienze integrate (Scienze della terra e biologia, fisica, chimica) non si rilevano differenze nelle relative descrizioni.
   Nel settore economico figurano Geografia, Informatica, Seconda lingua comunitaria, Economia aziendale.
   Nel settore tecnologico figurano Tecnologie e tecniche di rappresentazione grafica, Tecnologie  informatiche, Scienze e tecnologie applicate.
   In nessuno dei due percorsi figura la disciplina Cittadinanza e Costituzione. L’assenza è inspiegabile, considerato che al termine del biennio obbligatorio devono essere certificate le otto competenze chiave per l’apprendimento permanente e per  l’esercizio della cittadinanza attiva raggiunte dagli studenti.

Contenuti disciplinari e competenze

   I contenuti disciplinari che vengono indicati sono di ottimo livello e rappresentano quanto di meglio la ricerca in materia di sviluppo economico e tecnologico ha raggiunto negli ultimi anni.

La declinazione delle competenze

   La prima difficoltà riguarda l’indicazione, definizione e la declinazione delle competenze le quali non è chiaro se sono risultati di apprendimento o sono vere competenze. Queste, come si è detto, sono ‘schiacciate’ su contenuti disciplinari e non fanno cogliere la necessità di una progettazione pluridisciplinare, visti i continui richiami alla didattica laboratoriale.

Le ‘nuove’ scienze integrate

   Una seconda questione riguarda le scienze integrate. Da un lato costituiscono l’innovazione più significativa per i percorsi in cui tali insegnamenti sono caratterizzanti, dall’altro però mancano indicazioni operative per cui presentano di già delle difficoltà per la composizione delle cattedre e le relative classi di concorso.

L’obbligo di istruzione

   Una terza questione riguarda l’obbligo di istruzione, per il quale manca l’indicazione operativa della sua attuazione. I quattro assi, dei linguaggimatematicoscientifico-tecnologico e storico-sociale, di cui al D.M. 139/2007, sono quasi ignorati.
   Non è chiaro quale rapporto intercorra tra le 16 competenze culturali di fine obbligo ordinate lungo i quattro assi e le numerose competenze disciplinari  delle Linee guida. Non è un nodo che possa essere sciolto solo dai docenti e dalle istituzioni scolastiche.

La didattica per competenze

   In ogni caso, l’introduzione della didattica per competenzenell’istruzione tecnica è una novità assoluta.
   Collegando il tema delle competenze alla riforma della scuola secondaria italiana, Pellerey sostiene che se si vuole insegnare per sviluppare competenze, occorre tenere presenti alcuni principi:
a.      una competenza si sviluppa sempre in un contesto in cui il soggetto si senta responsabilmente coinvolto;
b.     le conoscenze fondamentali implicite in una data competenza siano acquisite in maniera significativa;
c.      gli insegnanti tutti costruiscano un ambiente di studio in cui studenti e docenti collaborino in piena condivisione degli obiettivi da perseguire;
d.     si dia vita a una metodologia di insegnamento e apprendimento di tipo laboratoriale, per la quale sarà coinvolgente e proficua una didattica per progetti;
e.      sia perseguita l’integrazione tra gli insegnamenti dell’area generale  e quelli dell’area specifica  di ciascun indirizzo; a tal fine si ravvisa necessaria la costituzione di quei dipartimentiprevisti dal regolamento, quali articolazioni funzionali del collegio dei docenti.

Per quanto riguarda la valutazione delle competenze, lo stesso Pellerey sostiene che “le fonti informative, sulla base delle quali esprimere un giudizio di competenzapossono essere classificate secondo tre grandi ambiti specifici: quello relativo ai risultatiottenuti nello svolgimento di un compitoquello relativo a come lo studente è giunto a conseguire tali risultatiquello relativo allapercezione che lo studente ha del suo lavoro”. (vedi il corso di formazione sulla  valutazione, ndr).
   Su questo versante, nella scuola italiana e siciliana in particolare c’è molto da fare non solo nell’ottica della normale formazione dei docenti ma per una vera e propria rivoluzione didattica e pedagogicache richiami da vicino anche i canoni della metodologia della ricerca-azione. In effetti non ha più senso il ricorso alla pratica della prova finale, per la verifica e la valutazione, a cui la nostra scuola è abituata, quanto invece una pratica di osservazione continua sulla base di criteri dati e condivisi anche dagli studenti (i  primi strumenti a cui va il nostro pensiero sono ovviamente le observation-grid e leself-assessment checklist come strumenti della pratica chiamata in lingua inglese gathering evidence).  “In generale, la raccolta sistematica delle informazioni e la loro lettura e interpretazione  permette di inferire se lo studente abbia raggiunto un certo livello di competenza in un ambito di attività specificoPer facilitare un giudizio finale comprensivo spesso vengono predisposti quadri di riferimento che descrivono le manifestazioni di competenza  secondo alcuni livelli di qualità o perfezione,  dalla più elevata a una accettabile, a una incerta o parziale”[Valutazione delle competenze].



Dai programmi alle Indicazioni
   Passare dalla scuola dei Programmi ministeriali a quella delle Indicazioni nazionali non è cosa facile, poiché i  programmi, pur con  tutti i limiti, offrivano delle certezze di contenuti. La scuola delle Indicazioni nazionali non è ancora in grado di offrire Linee guida chiare sotto il profilo concettuale e praticabili sotto quello operativo. La strada della scuola dell’autonomia che progetta curricoli sulla base di norme generali  per fare acquisire chiare competenze agli alunni è all’inizio.
   Il nostro auspicio è quello che le istituzioni scolastiche siciliane non siano lasciate sole, atteso che il riordino dell’istruzione tecnica, in Sicilia, con i nuovi contenuti, con i nuovi indirizzi, con la creazione di fondazioni di istruzione tecnica superiore, può risultare momento di aggregazione per la qualificazione dei profili professionalizzanti in uscita in risposta alle esigenze delle imprese del territorio, ai nuovi bisogni produttivi, all’occupazione giovanile di alto livello.

   Per quanto concerne l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “G. Galilei” di Canicattì, come le restanti istituzioni scolastiche della stessa tipologia, si trova nel pieno della sperimentazione del primo biennio ed ha già costituito i dipartimenti per assi disciplinari, ha avviato il dibattito sulla progettazione per competenze, ha già convertito i vecchi indirizzi “Igea” e “Geometra” in AFM (Amministrazione, Finanza e Marketing) e CAT (Costruzioni, Ambiente e Territorio).
   Ha, altresì, preso atto della direttiva ministeriale n. 4 che fornisce le Linee guida per il secondo biennio e il quinto anno ed ha avviato un programma di formazione del personale docente che va dalla progettazione alla valutazione per competenze, alla certificazione così come previsto dalle Linee guida.
   Ma, da una attenta analisi di contesto, anche alla luce del recente decreto Assessoriale di razionalizzazione e dimensionamento della rete scolastica in Sicilia, che accorpa alla nostra istituzione scolastica l’ITC di Naro, sono state rilevate esigenze chiaramente espresse del territorio che non possono non essere accolte in un ulteriore ampliamento dell’offerta formativa e nella costruzione del relativo curricolo, utilizzando appieno le opportunità che vengono offerte dalle Linee guida, seguendo due direttrici:
a)     l’introduzione di due nuovi indirizzi e un’opzione, uno per il settore economico, ‘Turismo’ l’altro per quello tecnologico, ‘Agraria, Agroalimentare e Agroindustriale’, mentre dell’indirizzo Meccanica, Meccatronica ed Energia, scegliere l’opzione ‘Energia’;
b)     l’istituzione di un Istituto Tecnico Superiore, nei termini previsti dalle Linee guida.
   Questo per dare risposta ai bisogni rilevati nel territorio. Da una lettura più approfondita del contesto emergono nuove necessità che sono in fase di elaborazione e che certamente porteranno ad un ulteriore arricchimento dell’offerta formativa nella direzione di uno sviluppo del quale la nostra istituzione scolastica vuole essere il battistrada.
   La città di Naro con l’accorpamento del suo ITC al nostro diventa la seconda città dell’istituzione scolastica; pertanto, creare un asse con quella comunità, con le sue istituzioni pubbliche e private, diventa essenziale per la formazione di profili professionali spendibili ora e subito nel territorio. Naro è un centro storico di rilevante valore, dove è presente un barocco ancora più antico di quello di Noto, ricco di bellezze paesaggistiche, non lontano dal mare, vocato naturalmente al turismo.
   Canicattì è un centro agricolo, commerciale e alimentare di notevole importanza che aspetta da decenni di fare il salto di qualità nella direzione agroindustriale, ottimizzando le risorse energetiche costituite da tre dighe, da una presenza in crescendo del fotovoltaico e dell’energia eolica.
   Il suo comprensorio presenta una buona presenza di attività artigianali, di terziario legato ai servizi bancari, fiscali, imprenditoriali.
   Il territorio necessita di profili professionali più qualificati, seppure non laureati, un territorio che ambisce nuovamente a recuperare la dimensione della comunità, una comunità che non vive più di chimere, che vuole tornare a crescere riscoprendo i valori della solidarietà, della convivenza civile, della coesione sociale, della crescita comune e della condivisione con una visione “glocal”, progettazione locale che guarda al globale. Una comunità che ha capito che non può più continuare a produrre materie prime, in agricoltura come negli altri comparti, come un paese del terzo mondo, ma che vuole “chiudere” la filiera confezionando e commercializzando il prodotto finito, anche a km zero.
   Una comunità che, pur essendo cosciente dei vantaggi derivanti dall’essere dichiarata zona franca, è altrettanto consapevole di non potere competere sul piano dei costi delle materie prime con i paesi che si affacciano sulla costa meridionale del Mediterraneo né con i restanti paesi in via di sviluppo. Una comunità che si chiede perché le multinazionali agroalimentari ed agroindustriali devono essere in Svizzera, in Francia o Germania, tanto per parlare di Europa. Una comunità che si chiede perché una Regione che si trova tra il 37° e il 38° parallelo ha ancora pochi impianti fotovoltaici per la produzione di energia, rispetto alla Germania che si sviluppa oltre il 47° parallelo?
   Per tutti questi motivi, diventa irrinunciabile l’implementazione di un’istruzione tecnica superiore che fornisca una adeguata risposta alle esigenze del territorio in termini di un’ulteriore qualificazione dei profili professionali e nel contempo gli consenta di fare un salto di qualità in tutti i settori produttivi.
   Tra l’altro, i cinque Istituti Tecnici Superiori presenti nella Sicilia sono tutti distribuiti nella fascia orientale di essa, uno in provincia di Enna. Le province di Agrigento, Caltanissetta, Trapani e Palermo ne sono completamente sfornite. Non si può parlare della Sicilia come se si trattasse del Molise o ancora della Puglia: la Sicilia è una grande Regione, grande per estensione territoriale, per il numero degli abitanti che la abitano, per la sua Storia ricca, varia e, per certi versi, diversa tra quella orientale e quella occidentale. Pertanto, bisogna soddisfare le necessità dell’una e dell’altra parte.
 La nostra proposta, che tiene conto delle richieste che provengono dal territorio, è stata elaborata dagli organi collegiali della nostra Istituzione scolastica e va nella direzione della individuazione di un ITS che qualifichi profili professionali post- diploma nell’area tecnologica “efficienza energetica” – “sistema agroindustriale”, poiché su queste direttrici procede il nostro sviluppo.
   Un ITS che sia punto di riferimento, in questa area tecnologica, non solo per le province di Agrigento e Caltanissetta ma per tutta la Sicilia centro-occidentale.
   Per cogliere questo obiettivo chiediamo la collaborazione di tutti i soggetti interessati: del comune, della Provincia, delle imprese, delle associazioni, dei sindacati e, ovviamente, della Giunta di Governo regionale. In particolare, la disponibilità e la benevolenza dell’assessore regionale alla Pubblica Istruzione.

Prof. Vincenzo Fontana

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