domenica 19 giugno 2016

VINCENZO FONTANA, Rendicontazione sociale sull'esperienza dell'Alternanza scuola lavoro


Ci pare opportuno cominciare la ‘rendicontazione sociale’ sull’esperienza dell’Alternanza scuola lavoro della nostra Istituzione Scolastica facendo un breve quadro normativo degli ultimi dieci-quindici anni.
   L’alternanza scuola lavoro (ASL) viene istituzionalizzata nel sistema di istruzione con la L. 53/2003 e il relativo D.lgs. 77/2005.

   La normativa di elevazione dell’obbligo di istruzione e successivamente del riordino del secondo ciclo, in particolare le “Linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento, secondo biennio e quinto anno” degli Istituti tecnici e degli Istituti professionali, ne hanno rafforzato il profilo e consigliato l’impiego per conseguire appieno i risultati di apprendimento ma la sua implementazione conosce un decollo lento, a causa di un misunderstanding istituzionale, per la denominazione di ‘alternanza’ assegnata anche alle attività (132 ore obbligatorie) che sostituiscono la cosiddetta “terza area” nelle classi IV e V degli istituti professionali.
    La novità strategica degli ultimi anni è una conferma: dopo asperrimi dibattiti, l’ASL viene proposta come ‘metodologia didattica’ che consente agli studenti di tutte le tipologie di Istituti (licei compresi) di realizzare anche l’intero percorso a partire dal 15° anno di età alternando periodo in scuola a periodi in contesti lavorativi.  In tal modo viene fugata definitivamente la ‘sovrapposizione’ della nozione di ‘alternanza’ con ‘tirocinio’ e ‘stage’.
 Di più: l’ASL viene annoverata tra le forme di didattica orientativa “per fare conoscere il valore educativo e formativo del lavoro”, “per favorire scelte consapevoli del percorso di studio e la conoscenza delle opportunità e dei possibili sbocchi occupazionali”.
    In coerenza con tutto quanto esposto in premessa, la legge 128/2013 apre significativi orizzonti prevedendo un’alternanza “precoce”, fin dal primo ciclo e dai primi anni del curricolo della secondaria superiore.
    La legge 107/2015 dedica all’Alternanza un’attenzione rilevante, in continuità ma anche in discontinuità con la normativa preesistente, dedicandole i commi dal 33 al 43, i quali definiscono diversi aspetti della nuova proposta dell’offerta formativa.
   La legge aumenta la durata obbligatoria dei periodi di Alternanza scuola lavoro: almeno 400 ore nel triennio degli Istituti Tecnici e Professionali e 200 nei Licei. Per l’anno scolastico 2015/2016 l’obbligo riguarda le terze e poi progressivamente le quarte e le quinte classi. Specifica la gamma dei settori e delle organizzazioni che possono candidarsi come partner della Istituzione Scolastica per l’ASL: non solo organizzazioni produttive e rispettive associazioni sindacali ma anche “ordini professionali, musei e altri istituti pubblici e privati operanti nei settori del patrimonio e delle attività culturali, artistiche e musicali, Enti che svolgono attività afferenti al patrimonio ambientale, Enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI” e “Uffici centrali e periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo”.
   Oltre a quelle tradizionali, le legge prevede modalità diverse nelle quali si può realizzare l’alternanza come l’impresa formativa simulata e le esperienze all’estero; specifica i periodi, durante i mesi estivi e/o in ambito extrascolastico; definisce nuove garanzie e tutele come la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in Alternanza e corsi di formazione preventiva sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
    Istituisce presso le Camere di Commercio un Registro nazionale per l’alternanza a decorrere dall’anno scolastico in corso.
   Il dirigente scolastico viene incaricato dalla legge a individuare gli organismi coerenti con le esigenze formative del curricolo scolastico e a stipulare convenzioni contenenti obiettivi e modalità di implementazione. Gli studenti possono esprimere valutazione su efficacia e coerenza dell’esperienza con l’indirizzo di studio.
    Prevede che nel Curriculum dello studente vengano registrate le esperienze, le competenze acquisite svolte anche in ambito extrascolastico. L’aumento dell’alternanza nel secondo ciclo viene inquadrato tra le iniziative prioritarie di potenziamento dell’offerta formativa (vedi comma 7), così come l’educazione all’autoimprenditorialità, l’incremento dei legami col mondo del lavoro tramite lo sviluppo delle competenze digitali, il potenziamento delle attività laboratoriali, la valorizzazione della IS come comunità aperta, finalmente costruendo le competenze di cittadinanza così come sono declinate dai documenti della Commissione europea.
    La legge, in continuità, conferma le basi normative della legge 53/2003 e del D.lgs. 77/2005, conferma l’alternanza come “metodologia didattica” e “modalità formativa” che consente agli studenti di tutte le tipologie di Istituti di realizzare il percorso formativo in sintonia col profilo educativo del proprio corso di studi, alternando periodi in ambienti di apprendimento scolastici e periodi in contesti lavorativi.
   Riconosce il ‘vantaggio competitivo rispetto a quanti circoscrivono la propria formazione al solo contesto teorico’ e sottolinea l’aspettativa che attraverso l’ASL si realizzi un incremento dell’occupabilità con la costruzione di ‘ponti’ verso l’occupazione.
   La prima discontinuità riguarda l’obbligatorietà: non più esperienze isolate, occasionali che interessano pochi studenti e poche imprese e l’obbligo riguarda anche i Licei.
La legge prevede un sistema infrastrutturale e procedurale, tramite diversi fattori:
-             L’istituzione di una Banca dati imprese presso le CCIAA;
-             La responsabilità del Dirigente scolastico nella scelta del partner aziendale;
-             La valutazione sull’esperienza della scuola e dello studente;
-             Dal maggio 2016, sul portale SIDI è disponibile la nuova funzione “Alternanza scuola lavoro”. La comunicazione dei dati delle scuole è ‘conditio sine qua non’ per l’assegnazione dei relativi finanziamenti.
    Essa mette al centro dell’azione educativa lo studente, il quale viene chiamato, tra l’altro, ad esprimere una valutazione sull’efficacia e coerenza dei percorsi rispetto al curricolo del proprio indirizzo di studio e diviene così protagonista della costruzione delle proprie competenze anche tramite la definizione dei doveri e dei diritti di cui è titolare.
    L’esperienza in ASL viene valorizzata nel curriculum anche digitale, il quale diventa lo specchio delle competenze dello studente, il ‘suo’ personale progetto di vita, veicolo verso le scelte future di studio, di lavoro di vita.
   Ci pare opportuno accennare, in questa sede, anche alle nuove disposizioni del D.lgs. n. 81 del 15 giugno 2015 (il cosiddetto Jobs Act), relativamente alla riforma dell’apprendistato, il quale, come è noto, pur trattandosi di materia diversa, ha dei punti in comune con la normativa sull’ASL ed è il secondo ‘percorso misto’ scuola lavoro. Ovviamente rimandiamo ad un approfondimento specifico della tematica ma non possiamo sottacere che la nostra Istituzione Scolastica prima col Programma Leonardo, poi con le sperimentazioni FIxO ha una esperienza corposa in materia.
  In ogni modo, le differenze sostanziali tra Apprendistato e Alternanza scuola lavoro sono le seguenti: l’Apprendistato è contratto di lavoro a tutti gli effetti (retribuzione, recesso, ferie, ecc.), mentre l’alternanza è una metodologia didattica; le esperienze nel mondo del lavoro sono progettate dalla scuola in coerenza col curricolo scolastico e/o personale degli studenti e concorrono, con l’acquisizione di competenze disciplinari e trasversali, alla costruzione del profilo educativo, culturale e professionale del corso di studi; lo status del giovane è quello dello studente.
   A seguito della obbligatorietà e della quantità minima di ore, la domanda qualificata in azienda ha assunto dimensioni ragguardevoli, pertanto la nostra Istituzione Scolastica ha fatto un ampio screening sul territorio in mancanza di imprese di grandi dimensioni. L’esito è stato soddisfacente in quanto le aziende, gli Enti locali, le associazioni, gli studi commercialisti e via dicendo che hanno risposto con interesse e in qualche caso con entusiasmo sono stati tanti. La dimensione piccola delle aziende coinvolte ha fatto maturare alla nostra IS la scelta di creare un incubatore certificato di start up per consentire ai nostri studenti di cimentarsi con la dimensione della creazione di imprese innovative e lo sviluppo e la costruzione di competenze spendibili per l’occupabilità.
   Avendo chiari i confini tra ASL e apprendistato, la nostra Istituzione scolastica rilancia a tutti gli shareholders e stakeholders la propria sfida culturale sul piano della comprensione del grande valore formativo dell’alternanza scuola lavoro, superando pregiudizi e malintesi verso la collaborazione tra scuola e mondo del lavoro. Una nuova “metodologia” si diceva; imposta, aggiunge qualcun altro, ma questi sono discorsi di lana caprina fatti, nella migliore delle ipotesi, da “conservatori” del modo di intendere e fare scuola, spesso in contraddizione con se stessi, in ogni caso replicanti di un modello obsoleto, gentiliano che ha ucciso la scuola italiana. La scelta metodologica del “learning by doing”, attraverso “tasks” è praticata in Europa e negli Stati Uniti d’America da più di trent’anni, il sistema duale tedesco ha contribuito a portare la disoccupazione in quel paese al 7,8% mentre in Italia la stessa viaggia intorno al 40%, pertanto coniugare abilità e competenze realmente, e non soltanto nei documenti scolastici, è il nuovo orizzonte della scuola italiana.
    Dal momento che l’ASL non è tirocinio ma percorso unitario e articolato previsto nel curricolo dell’Istituzione Scolastica, che impegna la programmazione dei Consigli di classe, richiedendo di riprogettare le attività didattiche in maniera flessibile e con una diversa temporizzazione delle stesse, la seconda sfida della nostra IS può definirsi tecnico-professionale, organizzativa ma anche di ricerca secondo l’implementazione piena del DPR 275/1999.
   Sono alla nostra attenzione gli sviluppi futuri sul territorio: si è detto dell’incubatore certificato di start up ma non sono estranei alla nostra vision nuovi orizzonti quali i Poli tecnico professionali, le Reti territoriali per l’apprendimento permanente e, a titolo prioritario, gli ITS.
   Soprattutto la creazione dell’Istituto Tecnico Superiore, come si sa, è da almeno quattro anni nella nostra ‘vision’, pertanto il successo delle esperienze dell’ASL per la nostra IS diventa essenziale per il conseguimento di questo importante obiettivo. L’ITS, tanto per ricordarlo, realizza concretamente alcuni dei concetti fondamentali della scuola italiana:
-             Autonomia – in quanto gestito da ‘Fondazioni di partecipazione’, soggetti di diritto privato con finalità pubbliche, con obbligo di osservanza della normativa e dei vincoli di finanza pubblica, governati da organi (Assemblea di partecipazione, Consiglio di Indirizzo, Comitato tecnico scientifico, ecc.), dotate  di autonomia statutaria, didattica, di ricerca, organizzativa, amministrativa e finanziaria, di un regolamento per l’amministrazione, di un patrimonio che deve garantire la piena realizzazione di un ciclo completo di percorsi e l’avvio di uno successivo, di risorse dedicate (strutturali, strumentali, logistiche) rese disponibili dai Soci, tali da garantire una loro partecipazione attiva.
-             Collaborazione attiva tra partner – Delle Fondazioni fanno parte obbligatoriamente cinque tipologie di soggetti: Scuole, Enti di formazione, Imprese, Enti Locali, Università e Centri di Ricerca.
-             Modelli didattici integrati – La loro didattica è basata su una significativa collaborazione con le imprese: docenti almeno per metà dal mondo del lavoro e delle professioni, almeno il 30% del percorso in stage (DPCM 25 gennaio 2008: “Linee guida per la riorganizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore e la costituzione degli Istituti Tecnici Superiori”), laboratori project work (su cui si basa una delle prove finali), tutorato e coaching, orientamento continuo, assistenza per l’accesso al lavoro, ecc.
-             Normativa rigorosa – Le attività degli Istituti Tecnici Superiori fruiscono di una normativa stringente: i percorsi, che si collocano nel V livello EQF, sono riferiti a specifiche figure professionali nazionali, raggruppate in 6 aree tecnologiche; sono definite le competenze in esito, sono prescritti la modularità dei percorsi e la loro certificazione, le prove di verifica, i costi standard.
-             Sistema di monitoraggio e valutazione – Il sistema di monitoraggio richiede la rilevazione delle caratteristiche dell’utenza (genere, età, titolo di studio, ecc.); processo di erogazione (iscrizioni, abbandoni, tasso di diplomati, ecc.); qualità della formazione (ore di tirocinio, docenti di imprese in rapporto a docenti di agenzie formative, accompagnamento al lavoro, orientamento, personalizzazione, ecc.); indicatori di rete (numero di imprese in rapporto al numero dei soggetti fondatori); indicatori di efficienza; di risultato (output); di impatto (outcome; in termini di successo formativo e di placement. I dati del monitoraggio consentono di valutare i percorsi in modo puntuale e di utilizzare gli esiti valutativi.
  Qualcuno si starà chiedendo perché il DS sta impiegando tutta la seconda parte della rendicontazione dell’ASL parlando di ITS. Per due buoni motivi:
-             Perché il modello organizzativo degli ITS può fungere da termine di paragone per la qualità dei percorsi ASL;
-             infine, perché l’ASL può, e nel nostro caso deve, avere come logica conclusione la creazione di un ITS.
  Nel merito organizzativo della nostra esperienza, grazie al giusto spazio lasciato alla professoressa Concetta Montana Lampo, responsabile organizzativo del progetto complessivo, e ai docenti che a vario titolo lo hanno implementato, possiamo affermare che, allo stato dell’arte, i risultati sono positivi.
   Sotto il profilo organizzativo, la flessibilità didattica, già attuata nell’ultimo quinquennio nella nostra scuola tramite le classi aperte parallele ha consentito la piena coerenza delle attività in situazione nelle aziende con le abilità e competenze programmate dai consigli di classe in orario curricolare. Sotto il profilo didattico, gli alunni, posti al centro dell’offerta formativa, oltre a sviluppare competenze reali hanno manifestato una elevata motivazione ad apprendere.
   A margine delle attività curricolari sono stati attivati dei progetti di approfondimento comprendenti tematiche del tipo: riqualificazione del decoro urbano, riqualificazione di attività agroalimentari in orario extracurricolare.
   Il coordinamento tra le attività degli alunni dell’indirizzo AFM e l’indirizzo CAT è stato continuo ed efficace, spesso in relazione sinergica, merito dei consigli di classe coinvolti nell’esperienza e dei docenti dell’organico potenziato i quali, in tal modo, hanno avuto l’opportunità di ottimizzare le proprie qualità professionali. I risultati appaiono coerenti e positivi e concorrono alla valutazione finale complessiva dei discenti.
   Gli alunni della sezione associata di Naro ad indirizzo AFM e Turismo hanno curvato le relative attività in azienda alle finalità dei corsi di studio con risultati altrettanto positivi.
  Un immenso ringraziamento va rivolto a tutte le aziende pubbliche e private, nonché gli studi commercialisti, che hanno cooperato per la realizzazione del progetto, senza la loro disponibilità e comprensione tutto sarebbe naufragato.
    Rivolgo un apprezzamento al lavoro svolto dal Comitato Tecnico e Scientifico, nella sua generalità ma anche nelle sue individualità per i suggerimenti, il contributo di idee portato e per l’implementazione dell’esperienza.
   Un particolare ringraziamento va rivolto al Sindaco di Canicattì, Vincenzo Corbo e al Sindaco di Naro, Calogero Cremona, i quali hanno messo a disposizione degli alunni i vari uffici comunali ma soprattutto gli assessori Bennici, Farruggio, Mirabile e il personale.
   Le attività sono state monitorate con estrema attenzione modificando in corso d’opera quanto non risultava corrispondente ai risultati attesi. Delle 150 ore programmate all’inizio dell’anno scolastico, sono state impiegate 120 ore; pertanto, le restanti 30 ora saranno impiegate in attività extracurricolare nei mesi estivi di luglio e di agosto.
   Le risultanze dell’Alternanza Scuola Lavoro della nostra Istituzione scolastica saranno oggetto di informazione e riflessione degli organi collegiali e di relativa raccolta e pubblicazione dei documenti.
   Con la consapevolezza di avere svolto, finora, un servizio scolastico soddisfacente, un ringraziamento e un augurio di
Buon lavoro a tutti!

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