L’alternanza scuola lavoro (ASL) viene istituzionalizzata nel sistema di
istruzione con la L. 53/2003 e il relativo D.lgs. 77/2005.
La normativa di elevazione dell’obbligo di istruzione e successivamente
del riordino del secondo ciclo, in particolare le “Linee guida per il passaggio
al nuovo ordinamento, secondo biennio e quinto anno” degli Istituti tecnici e
degli Istituti professionali, ne hanno rafforzato il profilo e consigliato
l’impiego per conseguire appieno i risultati di apprendimento ma la sua
implementazione conosce un decollo lento, a causa di un misunderstanding
istituzionale, per la denominazione di ‘alternanza’ assegnata anche alle
attività (132 ore obbligatorie) che sostituiscono la cosiddetta “terza area”
nelle classi IV e V degli istituti professionali.
La novità strategica degli ultimi anni è
una conferma: dopo asperrimi dibattiti, l’ASL viene proposta come ‘metodologia
didattica’ che consente agli studenti di tutte le tipologie di Istituti (licei
compresi) di realizzare anche l’intero percorso a partire dal 15° anno di età alternando
periodo in scuola a periodi in contesti lavorativi. In tal modo viene fugata definitivamente la
‘sovrapposizione’ della nozione di ‘alternanza’ con ‘tirocinio’ e ‘stage’.
Di più: l’ASL viene annoverata tra le forme di
didattica orientativa “per fare conoscere il valore educativo e formativo del
lavoro”, “per favorire scelte consapevoli del percorso di studio e la
conoscenza delle opportunità e dei possibili sbocchi occupazionali”.
In coerenza con tutto quanto esposto in
premessa, la legge 128/2013 apre significativi orizzonti prevedendo
un’alternanza “precoce”, fin dal primo ciclo e dai primi anni del curricolo
della secondaria superiore.
La legge 107/2015 dedica all’Alternanza
un’attenzione rilevante, in continuità ma anche in discontinuità con la
normativa preesistente, dedicandole i commi dal 33 al 43, i quali definiscono
diversi aspetti della nuova proposta dell’offerta formativa.
La legge aumenta la durata obbligatoria dei periodi di Alternanza scuola
lavoro: almeno 400 ore nel triennio degli Istituti Tecnici e Professionali e
200 nei Licei. Per l’anno scolastico 2015/2016 l’obbligo riguarda le terze e
poi progressivamente le quarte e le quinte classi. Specifica la gamma dei
settori e delle organizzazioni che possono candidarsi come partner della
Istituzione Scolastica per l’ASL: non solo organizzazioni produttive e
rispettive associazioni sindacali ma anche “ordini professionali, musei e altri
istituti pubblici e privati operanti nei settori del patrimonio e delle
attività culturali, artistiche e musicali, Enti che svolgono attività afferenti
al patrimonio ambientale, Enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI” e
“Uffici centrali e periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali
e del turismo”.
Oltre a quelle tradizionali, le legge prevede modalità diverse nelle
quali si può realizzare l’alternanza come l’impresa formativa simulata e le
esperienze all’estero; specifica i periodi, durante i mesi estivi e/o in ambito
extrascolastico; definisce nuove garanzie e tutele come la Carta dei diritti e
dei doveri degli studenti in Alternanza e corsi di formazione preventiva sulla
sicurezza nei luoghi di lavoro.
Istituisce presso le Camere di Commercio un
Registro nazionale per l’alternanza a decorrere dall’anno scolastico in corso.
Il dirigente scolastico viene incaricato dalla legge a individuare gli
organismi coerenti con le esigenze formative del curricolo scolastico e a
stipulare convenzioni contenenti obiettivi e modalità di implementazione. Gli
studenti possono esprimere valutazione su efficacia e coerenza dell’esperienza
con l’indirizzo di studio.
Prevede che nel Curriculum dello studente
vengano registrate le esperienze, le competenze acquisite svolte anche in
ambito extrascolastico. L’aumento dell’alternanza nel secondo ciclo viene
inquadrato tra le iniziative prioritarie di potenziamento dell’offerta
formativa (vedi comma 7), così come l’educazione all’autoimprenditorialità,
l’incremento dei legami col mondo del lavoro tramite lo sviluppo delle competenze
digitali, il potenziamento delle attività laboratoriali, la valorizzazione
della IS come comunità aperta, finalmente costruendo le competenze di
cittadinanza così come sono declinate dai documenti della Commissione europea.
La legge, in continuità, conferma le basi
normative della legge 53/2003 e del D.lgs. 77/2005, conferma l’alternanza come
“metodologia didattica” e “modalità formativa” che consente agli studenti di
tutte le tipologie di Istituti di realizzare il percorso formativo in sintonia
col profilo educativo del proprio corso di studi, alternando periodi in
ambienti di apprendimento scolastici e periodi in contesti lavorativi.
Riconosce il ‘vantaggio competitivo rispetto a quanti circoscrivono la
propria formazione al solo contesto teorico’ e sottolinea l’aspettativa che
attraverso l’ASL si realizzi un incremento dell’occupabilità con la costruzione
di ‘ponti’ verso l’occupazione.
La prima discontinuità riguarda l’obbligatorietà: non più esperienze
isolate, occasionali che interessano pochi studenti e poche imprese e l’obbligo
riguarda anche i Licei.
La legge prevede un sistema
infrastrutturale e procedurale, tramite diversi fattori:
- L’istituzione
di una Banca dati imprese presso le CCIAA;
- La
responsabilità del Dirigente scolastico nella scelta del partner aziendale;
- La
valutazione sull’esperienza della scuola e dello studente;
- Dal
maggio 2016, sul portale SIDI è disponibile la nuova funzione “Alternanza
scuola lavoro”. La comunicazione dei dati delle scuole è ‘conditio sine qua non’
per l’assegnazione dei relativi finanziamenti.
Essa mette al centro dell’azione educativa
lo studente, il quale viene chiamato, tra l’altro, ad esprimere una valutazione
sull’efficacia e coerenza dei percorsi rispetto al curricolo del proprio indirizzo
di studio e diviene così protagonista della costruzione delle proprie
competenze anche tramite la definizione dei doveri e dei diritti di cui è
titolare.
L’esperienza in ASL viene valorizzata nel
curriculum anche digitale, il quale diventa lo specchio delle competenze dello
studente, il ‘suo’ personale progetto di vita, veicolo verso le scelte future
di studio, di lavoro di vita.
Ci pare opportuno accennare, in questa sede, anche alle nuove
disposizioni del D.lgs. n. 81 del 15 giugno 2015 (il cosiddetto Jobs Act),
relativamente alla riforma dell’apprendistato, il quale, come è noto, pur
trattandosi di materia diversa, ha dei punti in comune con la normativa
sull’ASL ed è il secondo ‘percorso misto’ scuola lavoro. Ovviamente rimandiamo
ad un approfondimento specifico della tematica ma non possiamo sottacere che la
nostra Istituzione Scolastica prima col Programma Leonardo, poi con le
sperimentazioni FIxO ha una esperienza corposa in materia.
In ogni modo, le differenze sostanziali tra Apprendistato e Alternanza
scuola lavoro sono le seguenti: l’Apprendistato è contratto di lavoro a tutti
gli effetti (retribuzione, recesso, ferie, ecc.), mentre l’alternanza è una
metodologia didattica; le esperienze nel mondo del lavoro sono progettate dalla
scuola in coerenza col curricolo scolastico e/o personale degli studenti e
concorrono, con l’acquisizione di competenze disciplinari e trasversali, alla
costruzione del profilo educativo, culturale e professionale del corso di
studi; lo status del giovane è quello dello studente.
A seguito della obbligatorietà e della quantità minima di ore, la
domanda qualificata in azienda ha assunto dimensioni ragguardevoli, pertanto la
nostra Istituzione Scolastica ha fatto un ampio screening sul territorio in
mancanza di imprese di grandi dimensioni. L’esito è stato soddisfacente in
quanto le aziende, gli Enti locali, le associazioni, gli studi commercialisti e
via dicendo che hanno risposto con interesse e in qualche caso con entusiasmo
sono stati tanti. La dimensione piccola delle aziende coinvolte ha fatto
maturare alla nostra IS la scelta di creare un incubatore certificato di start
up per consentire ai nostri studenti di cimentarsi con la dimensione della
creazione di imprese innovative e lo sviluppo e la costruzione di competenze
spendibili per l’occupabilità.
Avendo chiari i confini tra ASL e apprendistato, la nostra Istituzione
scolastica rilancia a tutti gli shareholders e stakeholders la propria sfida
culturale sul piano della comprensione del grande valore formativo
dell’alternanza scuola lavoro, superando pregiudizi e malintesi verso la
collaborazione tra scuola e mondo del lavoro. Una nuova “metodologia” si
diceva; imposta, aggiunge qualcun altro, ma questi sono discorsi di lana
caprina fatti, nella migliore delle ipotesi, da “conservatori” del modo di
intendere e fare scuola, spesso in contraddizione con se stessi, in ogni caso
replicanti di un modello obsoleto, gentiliano che ha ucciso la scuola italiana.
La scelta metodologica del “learning by doing”, attraverso “tasks” è praticata
in Europa e negli Stati Uniti d’America da più di trent’anni, il sistema duale
tedesco ha contribuito a portare la disoccupazione in quel paese al 7,8% mentre
in Italia la stessa viaggia intorno al 40%, pertanto coniugare abilità e
competenze realmente, e non soltanto nei documenti scolastici, è il nuovo
orizzonte della scuola italiana.
Dal momento che l’ASL non è tirocinio ma
percorso unitario e articolato previsto nel curricolo dell’Istituzione
Scolastica, che impegna la programmazione dei Consigli di classe, richiedendo
di riprogettare le attività didattiche in maniera flessibile e con una diversa
temporizzazione delle stesse, la seconda sfida della nostra IS può definirsi
tecnico-professionale, organizzativa ma anche di ricerca secondo
l’implementazione piena del DPR 275/1999.
Sono alla nostra attenzione gli sviluppi futuri sul territorio: si è
detto dell’incubatore certificato di start up ma non sono estranei alla nostra
vision nuovi orizzonti quali i Poli tecnico professionali, le Reti territoriali
per l’apprendimento permanente e, a titolo prioritario, gli ITS.
Soprattutto la creazione dell’Istituto Tecnico Superiore, come si sa, è
da almeno quattro anni nella nostra ‘vision’, pertanto il successo delle
esperienze dell’ASL per la nostra IS diventa essenziale per il conseguimento di
questo importante obiettivo. L’ITS, tanto per ricordarlo, realizza
concretamente alcuni dei concetti fondamentali della scuola italiana:
- Autonomia
– in quanto gestito da ‘Fondazioni di partecipazione’, soggetti di diritto
privato con finalità pubbliche, con obbligo di osservanza della normativa e dei
vincoli di finanza pubblica, governati da organi (Assemblea di partecipazione,
Consiglio di Indirizzo, Comitato tecnico scientifico, ecc.), dotate di autonomia statutaria, didattica, di
ricerca, organizzativa, amministrativa e finanziaria, di un regolamento per
l’amministrazione, di un patrimonio che deve garantire la piena realizzazione
di un ciclo completo di percorsi e l’avvio di uno successivo, di risorse
dedicate (strutturali, strumentali, logistiche) rese disponibili dai Soci, tali
da garantire una loro partecipazione attiva.
- Collaborazione
attiva tra partner – Delle Fondazioni fanno parte obbligatoriamente cinque
tipologie di soggetti: Scuole, Enti di formazione, Imprese, Enti Locali,
Università e Centri di Ricerca.
- Modelli
didattici integrati – La loro didattica è basata su una significativa
collaborazione con le imprese: docenti almeno per metà dal mondo del lavoro e
delle professioni, almeno il 30% del percorso in stage (DPCM 25 gennaio 2008:
“Linee guida per la riorganizzazione del Sistema di istruzione e formazione
tecnica superiore e la costituzione degli Istituti Tecnici Superiori”),
laboratori project work (su cui si basa una delle prove finali), tutorato e
coaching, orientamento continuo, assistenza per l’accesso al lavoro, ecc.
- Normativa
rigorosa – Le attività degli Istituti Tecnici Superiori fruiscono di una
normativa stringente: i percorsi, che si collocano nel V livello EQF, sono
riferiti a specifiche figure professionali nazionali, raggruppate in 6 aree
tecnologiche; sono definite le competenze in esito, sono prescritti la
modularità dei percorsi e la loro certificazione, le prove di verifica, i costi
standard.
- Sistema
di monitoraggio e valutazione – Il sistema di monitoraggio richiede la
rilevazione delle caratteristiche dell’utenza (genere, età, titolo di studio,
ecc.); processo di erogazione (iscrizioni, abbandoni, tasso di diplomati,
ecc.); qualità della formazione (ore di tirocinio, docenti di imprese in rapporto
a docenti di agenzie formative, accompagnamento al lavoro, orientamento,
personalizzazione, ecc.); indicatori di rete (numero di imprese in rapporto al
numero dei soggetti fondatori); indicatori di efficienza; di risultato
(output); di impatto (outcome; in termini di successo formativo e di placement.
I dati del monitoraggio consentono di valutare i percorsi in modo puntuale e di
utilizzare gli esiti valutativi.
Qualcuno si starà chiedendo perché il DS sta impiegando tutta la seconda
parte della rendicontazione dell’ASL parlando di ITS. Per due buoni motivi:
- Perché
il modello organizzativo degli ITS può fungere da termine di paragone per la
qualità dei percorsi ASL;
- infine,
perché l’ASL può, e nel nostro caso deve, avere come logica conclusione la creazione
di un ITS.
Nel merito organizzativo della nostra esperienza, grazie al giusto
spazio lasciato alla professoressa Concetta Montana Lampo, responsabile
organizzativo del progetto complessivo, e ai docenti che a vario titolo lo hanno
implementato, possiamo affermare che, allo stato dell’arte, i risultati sono
positivi.
Sotto il profilo organizzativo, la flessibilità didattica, già attuata
nell’ultimo quinquennio nella nostra scuola tramite le classi aperte parallele
ha consentito la piena coerenza delle attività in situazione nelle aziende con
le abilità e competenze programmate dai consigli di classe in orario
curricolare. Sotto il profilo didattico, gli alunni, posti al centro
dell’offerta formativa, oltre a sviluppare competenze reali hanno manifestato
una elevata motivazione ad apprendere.
A margine delle attività curricolari sono stati attivati dei progetti di
approfondimento comprendenti tematiche del tipo: riqualificazione del decoro
urbano, riqualificazione di attività agroalimentari in orario extracurricolare.
Il coordinamento tra le attività degli alunni dell’indirizzo AFM e
l’indirizzo CAT è stato continuo ed efficace, spesso in relazione sinergica,
merito dei consigli di classe coinvolti nell’esperienza e dei docenti
dell’organico potenziato i quali, in tal modo, hanno avuto l’opportunità di
ottimizzare le proprie qualità professionali. I risultati appaiono coerenti e
positivi e concorrono alla valutazione finale complessiva dei discenti.
Gli alunni della sezione associata di Naro ad indirizzo AFM e Turismo
hanno curvato le relative attività in azienda alle finalità dei corsi di studio
con risultati altrettanto positivi.
Un immenso ringraziamento va rivolto a tutte le aziende pubbliche e
private, nonché gli studi commercialisti, che hanno cooperato per la
realizzazione del progetto, senza la loro disponibilità e comprensione tutto
sarebbe naufragato.
Rivolgo un apprezzamento al lavoro svolto
dal Comitato Tecnico e Scientifico, nella sua generalità ma anche nelle sue
individualità per i suggerimenti, il contributo di idee portato e per
l’implementazione dell’esperienza.
Un particolare ringraziamento va rivolto al Sindaco di Canicattì,
Vincenzo Corbo e al Sindaco di Naro, Calogero Cremona, i quali hanno messo a
disposizione degli alunni i vari uffici comunali ma soprattutto gli assessori
Bennici, Farruggio, Mirabile e il personale.
Le attività sono state monitorate con estrema attenzione modificando in
corso d’opera quanto non risultava corrispondente ai risultati attesi. Delle
150 ore programmate all’inizio dell’anno scolastico, sono state impiegate 120
ore; pertanto, le restanti 30 ora saranno impiegate in attività
extracurricolare nei mesi estivi di luglio e di agosto.
Le risultanze dell’Alternanza Scuola Lavoro della nostra Istituzione
scolastica saranno oggetto di informazione e riflessione degli organi
collegiali e di relativa raccolta e pubblicazione dei documenti.
Con la consapevolezza di avere svolto, finora, un servizio scolastico
soddisfacente, un ringraziamento e un augurio di
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